Attualità di Tosca

Le immagini di questo secondo itinerario riguardano due messe in scena di Tosca che hanno caratteristiche analoghe: in ambo i casi il regista decide di postdatare la vicenda, ambientandola a Roma negli anni dell’occupazione nazifascista, cioè ai tempi di Roma città aperta, girato da Roberto Rossellini nel 1945 e interpretato, tra gli altri, da Anna Magnani.

Il primo a sperimentare questa soluzione fu Anthony Besch (in collaborazione con lo scenografo Peter Rice), alla Scottish Opera  nell’ottobre del 1980 (14), ma una ripresa è prevista per quest’anno (29 marzo- 8 aprile). Tuttavia, a dispetto del primato degli scozzesi, ebbe maggior notorietà la produzione fiorentina curata da Jonathan Miller per il 49° Maggio Musicale Fiorentino nel giugno del 1986, per la quale Stefano Lazaridis realizzò bozzetti e figurini (15) utilizzando la tecnica del collage, che gli ha permesso di far apparire le facce di Greta Garbo, la cui silhouette è servita da modello per gli abiti di Floria Tosca.

Cori d’esecrazione si levarono allora contro la decisione di spostare l’azione dal tempo originale alla Roma occupata dai nazifascisti nella primavera del 1944, di fare di Scarpia il capo dell’O.V.R.A. e di Cavaradossi un intellettuale della Resistenza. Si scrisse che l’opera aveva perduto i suoi tratti distintivi, determinati proprio dalla verosimiglianza, e che i passaggi del libretto riferiti a precisi accadimenti contraddicevano la nuova collocazione storica della vicenda. In realtà, con pochi aggiustamenti al testo, l’aggiornamento risultò perfettamente plausibile, e soprattutto efficace nel restituire l’essenza del dramma.

L’impianto a scena unica, col palcoscenico inclinato da sinistra verso destra, si prestava con pochi cambiamenti nell’arredamento a diversificare i luoghi (vedi modellino scenografico). Nel primo atto la luce proiettata sulle finestre del fondale e sulla fila di altari e cappelle, insieme all’impalcato col quadro sulla destra non facevano mancare il riferimento all’interno di una chiesa in rovina, reso più cupo dall’assenza di ogni orpello (16.1). Nel secondo una grande planimetria dell’Urbe posta al centro dava l’idea di un luogo da cui un potente burattinaio potesse controllare tutta la città (16.2-4). "E avanti a lui tremava tutta Roma", declamato da Tosca indicando la mappa, aveva un’evidenza teatrale più intensa del solito. Pochi oggetti resteranno poi nell’atto finale: una sedia per la fucilazione dietro la schiena, una scala per salire su un alto praticabile alla finestra da cui Tosca si gettava in un vuoto da incubo (16.5-6). Le tre unità non potevano essere scalfite da queste scelte, e a completare l’apparato tradizionale mancava solo la cupola di San Pietro del terzo atto e l’angelo che appare sui bastioni del Castello (presente invece nella messinscena scozzese, 14.6). Roma veniva intensamente rivissuta a livello simbolico, e il suo spirito continuava a rimanere immanente sulla vicenda conservando intatto il potere di condizionarne gli esiti; senza contare l’inclinazione del palcoscenico e il buio squarciato dalle luci che accrescevano la sensazione di cupo pessimismo, tratto tra i più caratteristici dell’opera di Puccini.
Rileggere tre stralci delle dichiarazioni rilasciate da Miller ci darà un ultimo elemento per capire in che possa consistere l’attualità di un capolavoro comeTosca:

Il trasferimento di tempo storico vuole soltanto provocare una maggiore identificazione da parte del pubblico con le vicende narrate nella tragedia pucciniana. È un mezzo [...] per intensificare la partecipazione degli spettatori, ai quali non si propone più l’opera romantica all’epoca napoleonica, bensì, attraverso l’attualizzazione ambientale, un contesto storico [...] del quale hanno memoria personale, direttamente o indirettamente.
Il riferimento principale è naturalmente Roma città aperta. [...] Ma non si tratta solo di suggestioni cinematografiche. È tutto quel periodo che si presta benissimo a illustrare il tema di fondo della Tosca, a dare l’esatta immagine, non soltanto figurativa, della dittatura, della tortura. [...]
Inoltre mi sono sentito ancora più motivato in questa scelta dopo aver letto il libro di Gaia Servadio su Luchino Visconti, e, in particolare, l’episodio che narra dell’imprigionamento di Visconti e del tentativo dell’attrice Maria Denis di liberare il regista. La Denis si recò così da Pietro Koch, il capo dell’Ovra, della polizia fascista, il capo dell’omonima banda che terrorizzò Roma in quel periodo. Alle richieste della Denis Koch rispose che avrebbe liberato Visconti se l’attrice avesse accettato le sue proposte sessuali.

Il contributo a una rinnovata comprensione dei valori di Tosca attuato nella messinscena fiorentina appare dunque chiaro. La struttura musicale dell’opera si è dimostrata perfettamente in grado di reggere una vicenda ambientata quasi un secolo e mezzo dopo quella originale, e ciò dimostra la portata universale del messaggio drammatico ed estetico del capolavoro di Puccini. Il meccanismo della violenza del potere innescato sullo sfondo della Città eterna rimane invariato. Semmai, nel passaggio dall’occupazione borbonica a quella nazifascista, Tosca rivela la sua attitudine ad evidenziare la sempiterna inclinazione dei capi, degli scherani e dei loro fiancheggiatori in ogni dittatura dell’era moderna: il crudele piacere nell’opprimere le aspirazioni alla libertà.
Anche il cinema si è occupato più volte della vicenda di Tosca, a cominciare dal 1908, quando Sarah Bernhardt girò qualche scena della pièce, di cui purtroppo si sono perse le tracce. La copertina di un fotoromanzo del 1958 in cui fa bella mostra di sé Rossano Brazzi, insieme a Imperio Argentina (17.2: la parte di Scarpia era sostenuta da Michel Simon) funge da introduzione alla saletta delle proiezioni sita a destra dell’ingresso. È stata scelta perché i fotogrammi sono tratti da uno dei film più importanti dedicati alla vicenda, iniziato nel pieno della seconda guerra mondiale da Jean Renoir e portato a termine da Carl Koch nel 1941, con la collaborazione di Luchino Visconti, aiuto regista e coautore della sceneggiatura. Purtroppo i costi eccessivi del nolo della pellicola (distribuzione Cristaldi) ci hanno impedito di proiettarlo, ma lo spettatore potrà assistere a significativi spezzoni tratti da altri film. Si comincia dalla rivisitazione di Carmine Gallone Avanti a lui tremava tutta Roma girata nel 1946, dove i protagonisti, tra cui spicca Anna Magnani, debbono recitare Tosca per i soldati del Reich, e l’opera di Puccini, alla maniera della commedia nei Pagliacci di Leoncavallo, è al centro di una trama che la ricalca, fatta di intrighi e oppressione politica. Ci sono poi i film-opera più rappresentativi, dalla Tosca dello stesso Gallone, girata nel 1956 (con la presenza di Franco Corelli che canta e recita, mentre la protagonista, Anna Duval, viene doppiata da Maria Caniglia) a quella di De Bosio, con la direzione di Bruno Bartoletti e la presenza di Raina Kabaiwanska (1976).

Infine una delle pellicole più recenti, Tosca in the Settings and the Times of Tosca (1992), c’impone un’ultima riflessione. Il regista Giuseppe Patroni Griffi, insieme al produttore Andrea Andermann, ha cercato di stabilire una realistica relazione con le condizioni originali dell’opera grazie all’apporto di un diverso medium, la ripresa cinematografica in tempo reale. Un’orchestra in studio diretta da Zubin Metha era collegata alla vera chiesa di Sant’Andrea, a Palazzo Farnese e Castel Sant’Angelo dove agivano i cantanti, e ciascun atto è stato trasmesso sugli schermi televisivi mondiali nell’esatta ora prevista dalla partitura. Ma non si è tenuto conto della celebre massima "Il teatro e la vita non son la stessa cosa", per dirla con Canio di Pagliacci. La vera unità d’azione può esistere solo sul palcoscenico, e ogni luogo caricato della sua verità (ivi compresi i riflessi delle luci al neon provenienti da Campo dei Fiori) ha perso la sua identità simbolica. Nonostante la diffusione mondiale garantita dal supporto, l’universalità dell’opera ne è stata sminuita, mentre sono risultati chiarissimi gl’intenti commerciali.

 

Elenco dei materiali esposti

14 Scottish Opera Press Office, Glasgow: foto di scena della messinscena di Anthony Besch (1980).

15 Teatro del Maggio Musicale Fiorentino: bozzetti e figurini di Stefano Lazaridis per la messinscena di Jonathan Miller (1986/1990).

16 Archivio Fotografico Teatro del Maggio Musicale Fiorentino: foto di scena della messinscena di Jonathan Miller (1986/1990).

17.1 Victorien Sardou, La Tosca, testo del dramma in italiano, supplemento allegato a "La piccola illustrazione del Popolo", anno XII, n. 5, 1932. Collezione Bigongiari.
17.2 Tosca, "I vostri film", settimanale di cineromanzi, anno III, n. 10, 1958. Collezione Bigongiari.