Scapigliatura

Puccini esordì con Le villi, presentata al primo Concorso Sonzogno nel 1883 ma bocciata dalla giuria, presieduta da Ponchielli, con la motivazione ufficiale che la partitura fosse illeggibile. Non sarebbe tuttavia nemmeno da escludere che, visto le non comuni qualità di quell'opera e le doti potenziali del suo autore, ciò accadde perché l'editore Giulio Ricordi, ottimo musicista e dunque in grado di valutare i nuovi talenti, si valse della sua influenza sulla commissione. Se Le villi avessero vinto sarebbero stata pubblicate da Sonzogno, ma in caso di sconfitta avrebbero avuto il vantaggio di un comodo lancio pubblicitario: respinta dalla casa rivale l'opera si sarebbe presa subito una trionfale rivincita, e sarebbe finita nelle mani di un editore-impresario illuminato, cioè lo stesso Giulio Ricordi. Si diffuse perciò la notizia che un'audizione privata dello spartito in casa dello scapigliato Marco Sala, davanti a Boito e Praga, avrebbe convinto i presenti a lanciare una sottoscrizione per darlo al Teatro Dal Verme: lì venne un successo, il 31 maggio 1884, già assicurato in partenza. Ricordi aveva trovato, sia pure in nuce, il successore di Verdi, nonostante lo stringato libretto basato sull'elemento sovrannaturale dello scrittore milanese Ferdinando Fontana (1850-1919), non fosse adatto a Puccini.
L'unità sinfonica dell'opera è assicurata dalla preminenza che hanno i due intermezzi e il preludio, affidati all'orchestra, in cui sono interpolate reminiscenze e anticipazioni delle parti vocali: simili accorgimenti creano nessi semantici che scavalcano il telaio dell'opera a numeri su cui Le villi è costruita, e riescono a realizzare quella coesione drammatica, fatta d'intrecci melodici, che da Manon in poi farà parte del metodo compositivo di Puccini. La musica più originale è riservata al tenore, in particolare la sua splendida romanza è una tra le na riuscita prova d'esordio ove, pur concedendosi al gusto dell'ambiente in cui aveva mosso i primi passi, Puccini mise in mostra doti che avrebbe sviluppato appieno entro pochi anni: originalità melodica, ricercatezza armonica, intuito drammatico, mano duttile nel governare l'orchestra.
Intanto però la sua vita fu segnata dal lutto per la morte della madre e dalla relazione con Elvira Bonturi in Gemignani, che sposò nel 1904, alla morte del precedente marito, e da cui ebbe un figlio, Antonio, nel 1886. La prima assoluta di Edgar alla Scala (21 aprile 1889), impegno assunto dopo le Villi, non fece molta impressione, e Puccini cominciò a risistemare la partitura: nel 1892 ridusse gli atti da quattro a tre, e la sfoltì ulteriormente nel 1905 per una ripresa a Buenos Aires, ma ancora una volta essa ebbe solo un successo di stima.
Fontana volle mantenere l'impianto allegorico della trama del soggetto, tratto da Musset, ma allo stesso tempo si sforzò di creare occasioni per scene spettacolari nello stile del Grand opéra, in omaggio al gusto scapigliato. Il risultato fu un libretto privo di coerenza, dove le opposizioni simboliche fra colpa e purezza, virtù e vizio (incarnate da Fidelia e Tigrana, calco di Micaela e Carmen nel capolavoro di Bizet), furono goffamente inserite in un dramma d'azione, perdendo perciò l'identità originale senza acquistarne un'altra.
Puccini non riuscì a realizzare una vera unità basata sull'intreccio tematico, ma solo a collegare qualche passo mediante la tecnica della reminiscenza. Ciononostante molte pagine dell'opera, dal punto di vista strettamente musicale, sono degne di considerazione. Fra esse spicca la prima parte del terzo atto, quando si svolge il falso funerale di Edgar: Puccini l'interpretò con accenti del tutto veritieri, poiché la sua fantasia s'incontrò astrattamente con l'immagine della morte, che in futuro gli avrebbe ispirato alcuni fra i migliori squarci del suo teatro. Purtroppo lo schema drammatico lo forzò ad impiegare molte espressioni scapigliate, che contrastano pesantemente con i momenti dell'opera in cui lo stile è già quello dei capolavori oramai alle porte. Perciò Edgar fu l'unico vero fallimento della sua carriera. Senza un dramma congeniale non c'è talento musicale che tenga. In questo senso la lezione fu utilissima a Puccini, poiché gli fece comprendere la necessità di scegliere in prima persona il soggetto e di definire in anticipo le strutture drammatiche del libretto, prima di metterlo in musica. D'ora in poi egli non avrebbe più commesso simili errori.