Recensioni

«La Stampa», Tuttolibri, 15 aprile 1999

Nasce una rivista come per Bach, Mozart, Beethoven e Verdi

di
Giorgio Pestelli

E adesso anche Puccini, come Bach, Mozart, Beethoven, Verdi e altri illustrissimi, ha la sua rivista, il suo organo di studi ufficiale, una pubblicazione cioè che raccoglie saggi, documenti, informazioni e scambi di opinioni tutti facenti capo al maestro toscano, al suo ambiente e al suo tempo: si chiama Studi Pucciniani, esce due volte l'anno a cura del «Centro studi Giacomo Puccini di Lucca» e presenta nel comitato editoriale e scientifico i più bei nomi della musicologia internazionale; Puccini è così ampiamente ripagato anche della sufficienza (e talvolta del disprezzo) con cui era stato trattato dalla critica di un tempo. Il primo volume è già molto attraente per varietà e sostanza di argomenti, tutti interessanti, sia i più tecnicamente sottili, sia quelli di respiro più largo (come il saggio della Viale Ferrero sulle scenografie pucciniane o quello di Giuseppe Gillio sulla genesi di un quadro della Bohème). Nata da esigenze scientifiche, in realtà la pubblicazione interessa tutti perché le opere di Puccini si rappresentano continuamente e tutti possono avere i riscontri. Alla fine c'è un elenco di 90 pagine (!) di «scritti su Puccini».

STUDI PUCCINIANI
Centro studi Giacomo Puccini
Lucca 1998
pp. 232 Lit. 45000


«Amadeus», Musica & altro, maggio 1999

LIBRI recensioni

Alla portata del melomane

a cura di
Giuseppina La Face Bianconi

I libri sono di due specie almeno: divulgativi e scientifici. I primi sono destinati ad amatori e dilettanti; i secondi a studiosi ed addetti ai lavori. Da anni, tuttavia, in campo musicologico - e la circostanze è invero positiva - siè venuta sviluppando un'editoria scientifica piuttosto premurosa degli intenti divulgativi: libri rivolti sì ai musicologi, e nondimeno alla portata del semplice melomane, ossia d'un lettore che poi, spesso, su certi argomenti è tutt'altro che sprovveduto. In questa rubrica mensile - che curo ormai dal 1991 - ho presentato molti libri di tal genere, convinta come sono che il livello della cultura musicale diffusa si eleva anche incoraggiando letture che pongano qualche pretesa intellettuale. Bello è che libri come questi provengano non solo da studiosi affermati, ma anche da giovani ambiziosi che puntano alla carriera accademica: sintomo evidente del fatto che non c'è più uno iato invalicabile tra ricerca universitaria e cultura musicale generale. Chi aspira alla docenza negli Atenei (ma anche nei Conservatorio per le discipline storico-critiche) deve esibire una produzione scientifica d'una certa levatura. Proprio a questo proposito, non nasconderò una mia soddisfazione personale: negli anni scorsi ho segnalato, per i loro pregi e il loro interesse, pubblicazioni di almeno sei dei nove vincitori del concorso universitario per professori associati di Storia della musica moderna e contemporanea conclusosi nello scorso febbraio. Li ripasso brevemente in rassegna, giacchè sono libri importanti, saggi che non sono destianti a durare l'espace d'un matin, e che anche studenti, musicisti pratici, semplici amatori possono utilmente riprendere in mano.
Virgilio Bernardoni e Michele Girardi hanno dato un impulso considerevole agli studi pucciniani: il primo con l'antologia critica Puccini edita dal Mulino (1996), che fa il punto sulle ricerche in campo internazionale; il secondo con la monografia Giacomo Puccini: l'arte internazionale di un musicista italiano (Marsilio 1995), essenziale per chi oggi voglia accostarsi al teatro del grande operista. Bernardoni e Girardi sono fra gli animatori del Centro Studi Giacomo Puccini di Lucca, per il quale curano una nuova rivista di Studi Pucciniani: ho davanti il primo numero, che contiene saggi assai succosi di Arthur Groos, Julian Budden, Mercedes Viale Ferrero, Luca Zoppelli [...]


«Il Giornale della Musica», settembre 1999

Esce il primo numero della rivista del nuovo centro di Lucca

La prima volta di Studi Pucciniani
Tra le curiosità, un saggio di Arthur Groos sulla tisi nell'Ottocento

di
Claudio Toscani

Dal 1996 il Centro studi Giacomo Pucini di Lucca è il principale punto di riferimento per gli studi sul maestro e sul teatro del suo tempo. Il Centro promuove la ricerca documentaria e gli studi critici e intende fornire, in futuro, la consulenza scientifica agli operatori del mondo dello spettacolo, secondo la formula felicemente sperimentata a Pesaro per le opere di Rossini.
Per dare l'impulso all'attività musicologica, il Centro pubblica ora - accanto a un bollettino informativo sulle sue attività - una rivista a cadenza biennale, il cui comitato editoriale (composto da Virgilio Bernardoni, Michele Girardi, Arthur Groos, Jürgen Maehder, Roger Parker, Harols S.Powers e Peter Ross) si avvale del supporto di un comitato scientifico allargato.
Accanto a scritti originali su Puccini e sul teatro della sua epoca, il primo numero propone alcuni saggi provenienti da relazioni presentate nei convegni pucciniani più recenti. Pur nella varietà degli approcci gli studi rivelano, in generale, una certa apertura a metodologie e punti di vista molteplici, e riflettono quel carattere interdisciplinare che è tendenza dominante nella ricerca musicologica più aggiornata.
I contributi sono raggruppati in saggi critici e in studi documentari. La sezione dei saggi è aperta da Julian Budden, il quale mette in dubbio l'idea che l'opera presenti uno schema tonale unificante, in grado di determinare corrispondenze tra tonalità a lunga distanza. Esaminando quattro casi concreti di trasposizione nei melodrammi di Puccini, Budden riconduce gli interventi del compositore a cause pragmatiche oppure a ragioni d'ordine musicale o drammatico: i cambiamenti, in altri termini, non sono mai dettati dalla considerazione dell'architettura tonale su larga scala. Sulle scenografie pucciniane si sofferma Mercedes Viale Ferrero, che indaga l'atteggiamento ambivalente del maestro nei confronti del ‘vero', riconducendolo a una precisa concezione drammaturgica. Nelle arie delle prime opere di Puccini, Virgilio Bernardoni individua due tipologie antitetiche , e mostra come Puccini proceda verso una sempre maggiore caratterizzazione drammatica e musicale, mettendo a fuoco la protagonista con arie ‘mobili' e fuori dagli schemi convenzionali. Luca Zoppelli affronta Bohème da una prospettiva narratologica, scoprendovi sì l'impersonalità tipica degli scrittori veristi, ma anche quell'alternanza di registri linguistici differenti, che sposta l'attenzione dello spettatore dai personaggi al linguaggio stesso e che è un tratto essenziale della Scapigliatura letteraria. Arthur Groos compie un'incursione nella storia sociale, per indagare il significato attribuito alla tisi nell'Ottocento e mostrare come lo ‘spettro' di Violetta aleggi sulle opere di fine secolo in cui l'eroine (Mimì tra le altre) muore di consunzione.
Nella sezione dedicata ai documenti, Dieter Schickling esamina la collezione di autografi (perlopiù esercizi scolastici) del fratello minore di Giacomo, Michele, morto nel 1891 a 27 anni. Scopre così che un paio di spunti melodici nel secondo atto di Tosca provengono da questo materiale: Puccini volle probabilemente rendere omaggio scomparso. Pier Giuseppe Gillio studia i documenti dell'archivio di Casa Giacosa; le varie versioni e i rifacimenti del terzo quadro della Bohème gli permettono di trarre conclusioni sulla gestazione letteraria e sul ruolo svolto da Illica e da Giacosa nella stesura del libretto.
Completa il volume una bibliografia degli scritti sino ad oggi pubblicati su Puccini e la sua opera. I titoli, suddivisi in sezioni per argomento e tipologia, ammontano a 1.500. Per il prossimo numero è annunciata una rubrica di recensioni librarie.